La voce di un Paese attraverso la tradizione tessile millenaria del Khadi, tessuto pregiato e venerato da tutta la popolazione indiana.
In un angolo del Guido Reni District, location dell’edizione di gennaio di Altaroma 2020, si fantastica tra i tessuti e i colori dell’India: il documentario “The Wheel of Khadi – L’ordito e la trama dell’India” di Gaia Ceriana Franchetti ne svela storia e segreti in un ipnotico road movie pieno di sorprese.
L’artista, fondatrice dell’associazione Indoroman, che celebra la tradizione tessile indiana e le sue contaminazioni con quella occidentale, già nel 2016 aveva realizzato l’installazione “La Foresta di Sari“. Se in quella occasione esaltava forza e bellezza delle antiche tradizioni, nel film narra invece l’evoluzione della cultura tessile alla luce degli eventi storici del Paese, attraversando gli stati del Gujarat, Adnhra Pradesh e West Bengal.
Tara Gandhi Bhattacharjee, nipote di Mahatma Ghandi, è la fiera voce narrante. Il protagonista assoluto è invece il Khadi, reso attraverso le mani sapienti di chi lo produce e ne difende la tradizione. Sono circa 500.000 coloro che tra tessitori e filatori – provenienti dai villaggi di tutta la nazione – realizzano i milioni di metri di stoffa per saree, tuniche e kurta del popolo, secondo il protocollo stabilito dal “Khadi and Village Industries Commission“, organo ufficiale che ne tutela la produzione. Le varietà di questa stoffa cambiano secondo i tipi di lavorazione e i filati. Ce ne sono in cotone, lino o seta. Quello in seta è realizzato con la Ahimsa, detta “non violenta” perché prodotta con un baco non soggetto ad interventi chimici.
Il Khadi: un tessuto prezioso
Tra i tessuti meno inquinanti al mondo, il Khadi si fila mentre si medita con l’arcolaio a ruota chiamato Charka. Fresco d’estate e caldo d’inverno, non è nocivo sulla pelle ed è adatto a tutte le stagioni. Per Mahatma Gandhi era un mantello spirituale. Il guru esortava la popolazione indiana a vestirsi solo di questo tessuto, baluardo della produzione autoctona e simbolo della resistenza al dominio straniero. «Lo “spirito Khadi” significa pazienza illimitata», diceva Gandhi: chi conosce l’intero processo che va dalla sua realizzazione al momento della vendita, sa bene quale fatica e quanto tempo siano necessari a portare il ciclo di produzione a compimento.
Tara afferma che la sua realizzazione è come la Matri Shakti, ovvero l’amore potente di una madre, che avvolge con il suo candore.
Oggi sono molti i designer che scelgono questa stoffa preziosa, assecondando una tendenza globale, anche se non sempre nel pieno rispetto della sua etica produttiva. L’alta moda ne ha riprodotto spesso disegni stampati e trame larghe, come si può constatare negli scialli di Etro e nelle stole di Capucci.
Beatrice Loconte – Accademia di Belle Arti di Frosinone