“The Age of new Visions”: Tre incontri virtuali che mettono a nudo le nuove pratiche del Sistema della Moda Italiano
“The Age of new Visions” è l’iniziativa sponsorizzata e lanciata da Unicredit, in collaborazione con Altaroma, Camera Nazionale della Moda Italiana, Pitti Immagine e Nomisma, per raccontare come cambierà il sistema moda, ponendo particolare attenzione sugli scenari economici e le strategie per agevolare la ripartenza di questo settore.
Grazie all’analisi condotta da Nomisma è stato possibile individuare una nuova domanda da parte del consumatore, più consapevole degli impatti che l’attività umana ha sull’ambiente e sulla salute. La ricerca di una sostenibilità all’interno di un settore così vasto come quello della moda è essenziale per garantire una svolta non solo per diminuire l’inquinamento ma anche per ammortizzare i costi di materie prime e produzione.
Le azioni richieste dai brand sono quelle che vogliono tutelare e aver cura dei dipendenti, i lavoratori dei Paesi con manodopera a basso costo e ridurre l’impatto ambientale della propria attività. La sostenibilità ambientale, infatti, non è più una scelta dell’impresa, poiché il settore moda dopo questa pandemia sta cambiando, come anche il consumatore che acquisterà meno, ma presterà più attenzione per la qualità. La previsione di tali innovazioni e cambiamenti all’interno del settore moda dovrebbe portare entro il 2025 all’utilizzo di circa l’80% delle risorse energetiche rinnovabili utilizzate in negozi ed uffici, ed entro il 2040 si arriverà al 40% della riduzione delle emissioni di Co2 e gas serra. L’Italia a differenza di molti altri Paesi è ancora in possesso dell’artigianalità, pregio che in molti cercano di ricostruire, diventa allora fondamentale proteggere e rilanciare sul mercato questo valore fondamentale, che contraddistingue il Made in Italy.
Durante il forum digitale di Roma è intervenuta Silvia Venturini Fendi, presidente di Altaroma, imprenditrice che ha anticipato da diversi anni l’ideologia sostenibile, che ha posto l’attenzione sull’artigianalità, caratteristica assente nel settore fast fashion: realizzando una produzione minore ma ottenendo maggiore qualità, dai materiali, fino ad arrivare al packaging, regalando al consumatore delle sensazioni legate all’esperienza d’acquisto di beni lusso.
La produzione di cui il settore fast fashion è pioniere riguarda una larga distribuzione di massa, non prestando attenzione alla qualità, concorrendo al minor prezzo possibile, al ribasso, l’oggetto destinato al consumatore. Il prodotto durerà meno, trasformandosi, in tempi brevi, in uno scarto, aumentando la produzione di rifiuti, anche perché, molto probabilmente, l’azienda di appartenenza non ha investito nella ricerca di materie prime riciclabili e riutilizzabili. Diversamente, grazie a questa modalità, il ciclo di vita del prodotto non sarebbe finito ad un unico utilizzo, ma sarebbe destinato ad altri impieghi.
Un brand che adotta un’economia circolare ha il vantaggio di risparmiare sul fatturato annuo e ridurre la pressione ambientale. Il consumatore ottiene invece prodotti più duraturi e innovativi, in grado di far risparmiare e migliorare la qualità della vita.
Silvia Colaiacomo